IL BAMBINO CON LA CHIAVE DA 13
Oggi vi raccontiamo una storia di uno scuolabus e del fatto che un giorno si ruppe un sedile.
Non stava più fermo, traballava, non ci si poteva sedere. Oltretutto era verso il fondo, di quelli più ambiti. Ricordate le gite scolastiche, vero? Se stavi davanti, non eri nessuno.
I bambini lo dissero alle mamme, che il giorno dopo lo dissero all’autista. Lui disse che lui il mezzo lo guidava, mica lo aggiustava.
Allora le mamme scrissero al sindaco, che telefonò alla società di trasporti che fece fare un sopralluogo. Il tecnico incaricato confermò: il sedile era instabile e pericoloso. Fece avvolgere con un nastro bianco e rosso il sedile, e quello accanto, e mise un cartello “Vietato sedersi”.
Le mamme scrissero ancora al sindaco, chiedendo di ripararlo e facendo presente che alcuni bambini dovevano fare il viaggio in piedi. Il sindaco di nuovo chiamò l’azienda, che disse che l’intervento era inserito nel piano di manutenzione, e che quando ci sarebbero stati i soldi a bilancio avrebbero fatto tutti i lavori.
Il sedile era sempre rotto, e le mamme scrissero ai giornali che pubblicarono la lettera, la risposta del sindaco, l’intervento del presidente del consorzio trasporti. La settimana successiva arrivò anche una lettera del sindacato dei lavoratori del settore trasporto pubblico, che denunciava le condizioni di sicurezza di lavoro per il personale e per il pubblico.
Un bel giorno, l’autista vide che sul sedile era seduto un bambino. «Cosa fai lì? Perché hai tolto il cartello? Questo sedile non si può usare».
«Ma l’ho aggiustato» rispose il bambino.
Il bambino aveva capito che mancava un dado che fissava il sedile al pavimento, e che gli altri si erano allentati.
«Ho preso il dado e una chiave da 13 nella cassetta del nonno, l’ho messo su e ho stretto gli altri. Ora è a posto». Spiegò il bambino.
«Ma non sei autorizzato!» rispose l’autista segnandosi il nome del bambino.
Cosa insegna questa storiella? Molte cose, in realtà. Soprattutto che un bambino sveglio con una chiave da 13 può fare più di mamme, manutentori, amministratori, sindacalisti e giornali messi insieme, e che quando hai capito davvero il problema, il più è fatto.